Lettera aperta al Ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore dagli Ufficiali in congedo UFAIT

articolo di proprietà del sito www.weeklymagazine.it

L’UFAIT, il Sodalizio degli Ufficiali delle Forze Armate Italiane, scrive al Ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore della difesa.
Lo fa con la penna del Ten. a. (ris cpl) Pierluigi De Meo, che rappresenta il giovane ma vitale Sodalizio forte già di migliaia di associati, sottolineante la montante delusione del  personale direttivo in quiescenza.
Tale notevole risorsa umana, costituita anche da persone che hanno servito per anni le Forze Armate, ha sempre assolto con passione e attaccamento all’Istituzione militare il suo ruolo di raccordo tra il mondo militare e quello civile costituendo, talvolta, una preziosa risorsa ma è oggi sempre più messo in disparte da quella stessa Istituzione che ha servito con onore e alla quale continua a sentirsi moralmente legato.

Ten. a. (ris cpl) P. De Meo

Signor Ministro, egregio Comandante, come d’obbligo e come educazione, prima mi presento. Sono il Tenente di Artiglieria appartenente alla riserva, De Meo Pierluigi, e sottolineo con orgoglio il mio grado per il mio mai sopito senso di appartenenza alle FF.AA., che anche per attività extra servizio militare, non ho mai lasciato.
Rappresento con altrettanto orgoglio l’Associazione Nazionale degli Ufficiali delle Forze Armate italiane (UFAIT), un sodalizio nato per l’amore che possiedono tutti i suoi soci, esclusivamente Ufficiali provenienti dalle FFAA, in congedo, quiescenza o nella riserva, verso ciò che Voi rappresentate.
Aggiungo che questa lettera è stata scritta non a due ma a migliaia di mani, come se portasse in calce migliaia di firme, quelle di Ufficiali che hanno prestato con totale fedeltà e la massima lealtà le istituzioni militari e civili, dal giovane Sottotenente al Generale di Corpo d’Armata, con alle spalle, chi pochi mesi, chi decenni di onorato e spesso duro servizio. Vi prego di credermi, nessuno di noi può essere visto come un fanatico o peggio ancora come un sobillatore verso le libere istituzioni, anzi, semmai, siamo e rimarremo sempre uomini e donne che sostengono con forza e tenacia la democrazia e la libertà della nostra Patria, propagandando la valenza e l’utilità delle nostre FFAA, in Italia e nel mondo.
Ora, per un disegno, a tutti noi in verità ignoto, notiamo con il massimo dispiacere e delusione, che questo attaccamento è spesso vanificato dalle azioni che il Vostro ministero compie nei nostri riguardi. Ultimamente lo Stato Maggiore della Difesa sta deliberando norme e assumendo comportamenti che mettono in chiara evidenza l’ostilità, la scarsa considerazione, se non a volte addirittura il fastidio che la nostra Difesa nutre verso i suoi più leali sostenitori. Permettetemi però di dissentire e di dirVi nella massima franchezza, che si tratta di un atteggiamento a dir poco inusuale, e concedetemi, suicida, sarebbe, mi si passi l’azzardo del confronto, ma credo renda bene l’idea, come una società calcistica che contrasti e cerchi di demotivare a tutti costi i suoi supporter.
Da cosa evinciamo tutto ciò, mi chiederete senz’altro. Signori, con il massimo rispetto, sono moltissime le evidenze, a partire già dal fatto che Vi rivolgete a noi con il generico e distaccato ‘signor’ al posto del grado col quale debitamente ci presentiamo, nelle situazioni che lo richiedono ovviamente, lo deduciamo in quanto ci avete privato l’uso dell’uniforme nelle occasioni speciali, nella coscienza e conoscenza che avete messo nel cassetto le decine di istanze presentate in parlamento per gli avanzamenti di grado al personale in congedo, creando una forte e paradossale disparità con i corpi ausiliari o della riserva selezionata. Ma è un segnale anche il mancato riconoscimento di quelle piccole cose, come la ex Carta Esercito, ora per noi diventata accessibile solo come Carta Amici dell’Esercito, come fosse una Fidelity Card di un supermercato, anzi neppure, dal momento che non possiamo usufruire neppure dei servizi offerti, spesso negati dalle strutture, con la certezza assoluta di essere diventati oggi da Voi considerati ancor meno di un parente di secondo grado di un qualsiasi dipendente della PA.
Signori, quanto sconforto ci assale in tutto ciò.
Sembrerebbe che la legge e l’ordinamento militare che scrive a chiare lettere la conservazione dello status di Ufficiale e l’onore dell’uniforme (art 880, comma 6 COM) , siano solo belle parole scritte in un articolo non più osservato e probabilmente non più valido. A tal punto, perché mantenerlo? eliminate anche questo articolo e dite a chiara voce che non siamo più di vostro interesse, ma sopratutto che tutto ciò che abbiamo fatto è stato una mera prestazione di lavoro, alla stregua di un dipendente di una azienda qualsiasi, anzi, oserei dire, molto peggio, dal momento che spesso è volentieri in moltissime aziende illuminate, gli anziani e i pensionati sono altamente considerati e ricordati.
A Lei, Comandante, mi permetta infine di chiederLe, senza mai volerLe mancare del giusto e dovuto rispetto, se un giorno Lei si trovasse nella situazione di tanti di noi, cosa altamente probabile, dal momento che la vita segue un ineluttabile scorrere del tempo, come si sentirebbe?
E a Lei signor Ministro, domando se è politicamente e socialmente utile avere una grande parte della popolazione, quella tra le più sane e leali verso lo Stato, che mette in seria discussione se ha fatto bene a cercare di mantenere vivo l’interesse verso chi non la considera e il ricordo dei nostri padri?
A voi Signori, rimane naturalmente la scelta finale, quella della responsabilità morale di aver soffocato l’orgoglio e l’onore di appartenenza.

Con rispetto.

Ten. a. (ris cpl) Pierluigi De Meo

 

Tags: